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Correlazioni in Medicina



Associazione tra livelli di Acidi grassi Omega-3 marini e invecchiamento telomerico nei pazienti con malattia coronarica


L’aumentata assunzione alimentare di Acidi grassi Omega-3 marini è associata a un prolungamento della sopravvivenza in pazienti con malattia coronarica, tuttavia il meccanismo alla base di questo effetto protettivo non è stato del tutto compreso.

Per studiare l’associazione tra livelli ematici di Acido grasso Omega-3 e i cambiamenti temporali nella lunghezza dei telomeri, un marcatore emergente dell’età biologica, è stato condotto uno studio di coorte su 608 pazienti ambulatoriali con malattia coronarica stabile arruolati nello studio Heart and Soul nel periodo 2000-2002 e seguiti fino al 2009 ( mediana, 6 anni; intervallo, 5-8.1 anni ).

La lunghezza dei telomeri dei leucociti è stata misurata al basale e dopo 5 anni di follow-up.

Modelli di regressione a variabili multiple sono stati utilizzati per valutare l’associazione tra i livelli basali di Acidi grassi Omega-3 ( Acido Docosaesaenoico [ DHA ] e Acido Eicosapentaenoico [ EPA ] ) con i successivi cambiamenti nella lunghezza dei telomeri.

Gli individui nel più basso quartile di DHA + EPA hanno presentato la maggiore velocità di accorciamento dei telomeri ( 0.13 unità T/S in 5 anni ); mentre il tasso più basso di accorciamento dei telomeri ( 0.05 unità T/S in 5 anni; P
I livelli di DHA + EPA sono risultati associati a un minore accorciamento telomerico prima e dopo l’aggiustamento sequenziale per i fattori di rischio stabiliti e per potenziali confondenti.

Ciascun aumento di 1 deviazione standard ( DS ) nei livelli di DHA + EPA è risultata associata a una riduzione del 32% nei rischi di accorciamento dei telomeri ( odds ratio aggiustato, OR=0.68 ).

In conclusione, in questa coorte di pazienti con malattia coronarica, è stata osservata una relazione inversa tra livelli ematici basali di Acidi grassi Omega-3 marini e la velocità di accorciamento dei telomeri nell’arco di 5 anni. ( Xagena2010 )

Farzaneh-Far R et al, JAMA. 2010; 303: 250-257


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