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Correlazioni in Medicina



Rischio di recidiva di ictus ischemico arterioso nei bambini


Le coorti pubblicate di bambini affetti da ictus ischemico arterioso dal 1990 ai primi anni 2000 hanno riportato tassi di recidiva cumulativi a 5 anni che si avvicinano al 20%. Da allora, l'utilizzo di agenti antitrombotici per la prevenzione secondaria in età pediatrica è aumentato.
Sono stati determinati i tassi e i predittori di ictus ricorrente nell’epoca attuale.

Lo studio VIPS ( Vascular Effects of Infection in Pediatric Stroke ) ha arruolato 355 bambini con ictus ischemico arterioso presso 37 Centri internazionali nel periodo 2009-2014 e li ha seguiti in modo prospettico per ictus ricorrente.

L’ictus indice e gli ictus ricorrenti sono stati sottoposti a revisione e conferma, così come la classificazione delle cause di ictus, tra cui le arteriopatie.
Altri fattori predittivi sono stati misurati tramite intervista dei genitori o revisione delle cartelle cliniche.

Su 355 bambini, 354 sono sopravvissuti all’ictus acuto indice, e 308 ( 87% ) sono stati trattati con un farmaco antitrombotico.

Durante un periodo di follow-up mediano di 2.0 anni, 40 bambini hanno sofferto di una recidiva di ictus ischemico arterioso; nessuno ha presentato un ictus emorragico.

Il tasso di recidiva cumulativa di ictus è stato del 6.8% a 1 mese e del 12% a 1 anno.

L'unico fattore predittivo di recidiva è stata la presenza di una arteriopatia, che ha aumentato il rischio di recidiva di 5 volte rispetto a un ictus ischemico arterioso idiopatico ( hazard ratio, HR=5.0 ).

Il tasso di recidiva a 1 anno è stato del 32% per malattia di Moyamoya, 25% per arteriopatia cerebrale transitoria, e 19% per dissezione arteriosa.

In conclusione, i bambini con ictus ischemico arterioso, in particolare quelli con arteriopatia, rimangono ad alto rischio di recidiva di ictus ischemico arterioso, nonostante un maggiore utilizzo di farmaci antitrombotici.
Sono necessarie terapie dirette alle arteriopatie stesse. ( Xagena2016 )

Fullertone HJ et al, Stroke 2016; 47: 53-59

Neuro2016 Pedia2016


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