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Correlazioni in Medicina



La particolare storia della Flecainide, dal CAST alla fibrillazione atriale


La Flecainide , un antiaritmico della classe IC, è stata sintetizzata nel corso di una ricerca sui composti fluorati della Procainamide da una piccola società farmaceutica americana , Riker, acquistata successivamente dalla 3M.

Il farmaco , che agisce bloccando i canali del sodio, si è rivelato ben presto estremamente efficace nel sopprimere i battiti ectopici ventricoli ( BEV). Ed è stata proprio questa sua caratteristica di BEV killer a proporlo come uno dei farmaci dello studio clinico CAST ( Cardiac Arrhythmias Suppression Trial) nella seconda metà degli anni ’80.
L’ipotesi perseguita dal CAST era di verificare se l’aritmia ventricolare fosse un fattore di rischio indipendente di morte dopo infarto miocardico.

Lo studio fu interrotto nell’Aprile del 1989 dopo appena 10 mesi dall’inizio nel braccio Flecainide e nel braccio Encainde, un altro farmaco di classe IC, per una maggiore mortalità rispetto ai corrispettivi bracci placebo.

I risultati del CAST indussero le Autorità Sanitarie a limitare l’impiego della Flecainide nelle aritmie ventricolari. La Bristol Myers Squibb preferì ritirare dal mercato il proprio farmaco, l’Encainide.

Lo studio CAST fu criticato soprattutto perché la mortalità nei gruppi placebo era inferiore al preventivato, ma apparve chiaro che i farmaci antiaritmici di classe IC potevano diventare pericolosi nel trattamento delle aritmie ventricolari in pazienti con malattia ischemica.

Dagli studi clinici preliminari era emersa già la potenziale pericolosità di questo antiaritmico , soprattutto quando la Flecainide veniva somministrata al dosaggio di 400 mg/die e nei pazienti con cardiopatia ischemica e disfunzione ventricolare sinistra.
L’incidenza di effetti proaritmici con la Flecainide, cioè peggioramento dell’aritmia preesistente o insorgenza di nuova aritmia, era del 6,8% , di questi 2,3% erano le forme gravi e l’1% i casi fatali.

Nel trattamento delle aritmie sopraventricolari la Flecainide presenta invece un miglior profilo di sicurezza. Il farmaco trova indicazione primaria nella conversione della fibrillazione atriale nei soggetti senza grave cardiopatia e senza disfunzione ventricolare.
Sono stati segnalati con Flecainide casi di trasformazione della fibrillazione atriale in flutter atriale con conduzione 1:1, e possibile compromissione emodinamica a livello ventricolare.

L’efficacia della Flecainide nel mantenimento del ritmo sinusale è paragonabile a quella del Propafenone, ed inferiore a quella dell’Amiodarone.

Uno studio ( Am J Cardiol 1996; 77: 66 A – 71 A ) ha valutato la sicurezza e l’efficacia della Flecainide nei confronti del Propafenone nei pazienti con episodi di fibrillazione atriale parossistica ( FAP) o flutter atriale.
Hanno partecipato allo studio 97 pazienti. Quarantanove pazienti hanno ricevuto la Flecainide ( 100 mg/die fino ad un massimo di 300 mg/die ). I rimanenti pazienti sono stati invece trattati con il Propafenone ( 600 mg/die fino ad un massimo di 1200 mg/die ). Circa la metà dei pazienti ha dovuto interrompere il trattamento prima del termine , fissato ad 1 anno.
La percentuale dei pazienti rimasti in terapia era maggiore nel gruppo Flecainide ( 0.619) che nel gruppo Propafenone ( 0.469). Gli effetti indesiderati più comuni con la Flecainide sono stati di tipo neurologico, mentre con il Propafenone si sono osservati soprattutto effetti gastroenterici. ( Xagena2001 )

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