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Correlazioni in Medicina



Aspirina nella prevenzione degli eventi cardiovascolari in pazienti con malattia arteriosa periferica


Studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l’Aspirina ( Acido Acetilsalicilico ) diminuisce il rischio di eventi cardiovascolari in pazienti con malattia coronarica e cerebrovascolare sintomatica.
Nonostante le raccomandazioni delle linee guida per la prevenzione secondaria nella malattia arteriosa periferica, l’effetto dell’Aspirina su questa popolazione non è stato ancora stabilito.

Ricercatori dell’University of Pennsylvania a Filadelfia negli Stati Uniti, hanno compiuto una revisione sistematica della letteratura per valutare l’effetto dell’Aspirina sui tassi di eventi cardiovascolari nei pazienti con malattia arteriosa periferica.

Sono stati presi in considerazione gli studi prospettici, randomizzati e controllati sulla terapia con Aspirina, con o senza Dipiridamolo ( Persantin ), che hanno riportato i tassi di eventi cardiovascolari; sono stati identificati 18 studi per un totale di 5.269 individui coinvolti.

Gli studi sono stati analizzati per determinare il numero di partecipanti, il follow-up medio e l’endpoint primario di eventi cardiovascolari ( infarto miocardico non-fatale, ictus non-fatale e mortalità per cause cardiovascolari ).
Sono stati inoltre estratti dati sugli end-point secondari di mortalità per tutte le cause, sanguinamento maggiore e singoli componenti della misura principale di esito.

Per l’end-point primario l’analisi ha mostrato un potere dell’88% di individuare una riduzione del 25% e un potere del 70% di individuare una riduzione del 20% degli eventi cardiovascolari nel gruppo Aspirina rispetto al gruppo controllo.

Tra i 5.269 partecipanti, eventi cardiovascolari si sono manifestati in 251 persone ( 8.9% ) su 2823 pazienti trattati con Aspirina ( da sola o con Dipiridamolo ) e in 269 ( 11.0% ) dei 2.446 nel gruppo controllo ( rischio relativo aggregato, RR=0.88 ).

La terapia con Aspirina è risultata associata a una riduzione dell’esito secondario di ictus non-fatale ( 52 di 2823 vs 76 di 2446; RR=0.66 ), ma non era associata a una riduzione significativa della mortalità per tutte le cause o per cause cardiovascolari, infarto miocardico o sanguinamento maggiore.

Nel sottogruppo di 3.019 partecipanti in trattamento con Aspirina versus controllo, l’Aspirina è risultata associata a una riduzione non significativa degli eventi cardiovascolari ( 125 di 1516 vs 144 di 1503; RR=0.75 ), a una riduzione significativa dell’ictus non-fatale ( 32 di 1516 vs 51 di 1503; RR 0=64 ), e a riduzioni non-statisticamente significative della mortalità per tutte le cause e per cause cardiovascolari, infarto del miocardio o sanguinamento maggiore.

In conclusione, in pazienti con malattia arteriosa periferica, il trattamento con Aspirina da sola o con Dipiridamolo ha portato a una diminuzione non-significativa dell’endpoint primario di eventi cardiovascolari, e a una riduzione significativa di ictus non-fatale.
I risultati per gli end-point primari potrebbero riflettere un limitato potere statistico.
Sono necessari ulteriori studi clinici randomizzati e controllati sulla terapia con Aspirina per stabilire i benefici e i rischi di sanguinamento maggiore in pazienti con malattia arteriosa periferica. ( Xagena2009 )

Berger JS et al, JAMA 2009; 301: 1909-1919


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