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Correlazioni in Medicina



Previsione della risposta al trattamento nel disturbo di ansia sociale con la risonanza magnetica funzionale


Le attuali misure comportamentali predicono scarsamente l'esito del trattamento nel disturbo d'ansia sociale.
Uno studio ha utilizzato il neuroimaging nel disturbo d'ansia sociale con l’obiettivo di verificare se permettesse di prevedere l’esito terapeutico.

È stata misurata l'attivazione cerebrale nei pazienti con disturbo d'ansia sociale come biomarcatori per predire la successiva risposta alla terapia cognitivo-comportamentale ( CBT ).

I pazienti sono stati trattati con terapia cognitivo-comportamentale nel disturbo d'ansia presso la Boston University o il Massachusetts General Hospital.
I dati di neuroimaging sono stati esaminati presso il Massachusetts Institute of Technology ( MIT ).

Un totale di 39 pazienti non in cura farmacologica hanno soddisfatto i criteri DSM-IV per il sottotipo generalizzato di disturbo di ansia sociale.

Le risposte cerebrali alla visione di volti arrabbiati verso neutri o di scene emotive verso neutre sono state esaminate con la risonanza magnetica funzionale ( fMRI ) prima dell'inizio della terapia cognitivo-comportamentale.

Le principali misure di esito erano rappresentate dalle analisi di regressione di tutto il cervello con risposte differenziali alla risonanza magnetica funzionale per volti arrabbiati vs volti neutri, e dai cambiamenti nel punteggio Liebowitz Social Anxiety Scale come misura di esito del trattamento.

Le risposte pretrattamento hanno predetto significativamente il successivo esito del trattamento in modo selettivo per stimoli sociali e in particolare nelle regioni della corteccia visiva di ordine superiore.

Le misurazioni cerebrali combinate con le informazioni sulla gravità clinica hanno rappresentato più del 40% della varianza nella risposta al trattamento, e sostanzialmente hanno superato le previsioni basate sulle misurazioni cliniche al basale.

Il successo della previsione non è stato influenzato dai potenziali fattori confondenti, quali la gravità della depressione al basale.

I risultati hanno indicato che l'imaging cerebrale può fornire biomarcatori che migliorano sostanzialmente le previsioni relative al successo degli interventi cognitivo-comportamentali, e, più in generale, hanno mostrato che tali biomarcatori possono offrire approcci medici personalizzati, basati sulla evidenza, per la selezione ottimale tra le opzioni di trattamento per un paziente. ( Xagena2013 )

Doehrmann O et al, JAMA Psychiatry 2013; 70: 87-97

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