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Correlazioni in Medicina



Adalimumab nel trattamento della psoriasi a placche cronica di mani e piedi


L’obiettivo di uno studio multicentrico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, è stato quello di determinare l'efficacia, la sicurezza e la sostenibilità della risposta alla terapia con Adalimumab ( Humira ) per la psoriasi cronica a placche in forma da moderata a grave che colpisce mani e/o piedi.

Lo studio, della durata di 16 settimane, ha coinvolto pazienti con psoriasi a placche di mani e/o piedi, in forma cronica, con un punteggio hfPGA ( Physician's Global Assessment of hands and/or feet ) moderato o superiore.

I pazienti sono stati randomizzati, in un rapporto 2:1, ad Adalimumab ( 80 mg alla settimana 0 e 40 mg a settimane alterne a partire dalla settimana 1 ) oppure a placebo.

L’endpoint principale era rappresentato dalla percentuale di pazienti che hanno raggiunto un punteggio hfPGA definito clear o quasi clear alla settimana 16.

Sono stati valutati 72 pazienti ( Adalimumab n=49; placebo n=23 ).
Le percentuali al basale dei pazienti con punteggio hfPGA moderato e grave erano del 76% e 24%, rispettivamente, per il gruppo Adalimumab, e del 74% e 26%, rispettivamente, per il gruppo placebo.

Alla settimana 16, il 31% e il 4% dei pazienti randomizzati ad Adalimumab e placebo, rispettivamente, aveva raggiunto un punteggio hfPGA di clear o quasi clear ( P=0.01 ).

Alla settimana 28, l'80% delle risposte hfPGA clear o quasi clear si sono mantenute dalla settimana 16 ( 25% per i pazienti randomizzati ad Adalimumab ).

Gli effetti collaterali in entrambi i gruppi sono stati generalmente lievi o moderati.
In entrambi i periodi combinati, l'evento avverso più frequente è stata la nasofaringite ( 27% e 13% per Adalimumab e placebo, rispettivamente ).

In conclusione, Adalimumab è risultato efficace e ben tollerato per il trattamento della psoriasi a placche cronica delle mani e/o dei piedi, con efficacia in gran parte mantenuta fino a 28 settimane. ( Xagena2011 )

Leonardi C et al, Arch Dermatol 2011; 147: 429-436



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