MedFocus.it

Correlazioni in Medicina



Farmaci antivirali: Zidovudina e Abacavir


I farmaci antivirali sono farmaci in grado di agire contro le infezioni provocate da virus. Diversi sono gli obiettivi della terapia antivirale; in particolare l'intervento antivirale può avvenire al momento della penetrazione del virus nella cellula, con un meccanismo di inibizione enzimatica, rivolto ad esempio verso la polimerasi, necessaria per la replicazione del genoma virale, e a carico della sintesi proteica.

Spesso è possibile intervenire preventivamente mediante vaccini antivirali, i quali possono essere costituiti da: virus attenuati, che pur mantenendo la loro capacità di replicazione hanno comunque perso gran parte della loro patogenicità; e virus inattivati, cioè uccisi. Di nuova generazione sono i vaccini formati da sub-unità virali, rappresentate ad esempio da proteine del capside virale, le quali agiscono stimolando il sistema immunitario.

Generalmente le persone immunocompetenti, quando infettate da un virus, reagiscono difendendosi mediante il rilascio di interferoni ( alfa, beta, e gamma ), prodotti dai linfociti, dai monociti, dai macrofagi e dalle cellule Natural Killer. Gli interferoni non hanno propriamente un'azione antivirale, ma inducono nelle cellule che sono state infettate la sintesi di proteine in grado di degradare l'RNA messaggero del virus, e di inibire la sintesi delle proteine virali.

Diversa è invece la condizione dei pazienti immunodepressi, in cui le infezioni virali non tendono a risolversi spontaneamente, e si rende necessario ricorrere alla terapia farmacologica antivirale.

Virus dell’immunodeficienza umana

Una malattia virale è rappresentata dall'AIDS ( Acquired Immune Deficiency Syndrome ) causata da un retrovirus HIV ( Human Immunodeficiency Virus ) di tipo 1 o 2, che causa immunosoppressione.

La sindrome è caratterizzata clinicamente da un periodo asintomatico di durata variabile, mediamente di 8-10 anni, seguito poi da ripetute patologie, di gravità crescente man mano che le difese immunitarie si riducono, fino a provocare la morte per infezioni che in condizioni non patologiche potrebbero essere controllate dal sistema immunitario.

Per l’infezione causata da HIV a oggi non esistono cure risolutive, e non vi è possibilità di guarigione; tuttavia, esistono comunque dei farmaci che consentono di rallentare e persino bloccare la progressione della malattia.

La terapia con antivirali ha lo scopo di ridurre per il più lungo tempo possibile e il più possibile l'intensità della carica virale plasmatica; dovrebbe essere iniziata prima che il sistema immunitario sia compromesso in modo irreversibile.

Il trattamento precoce con antivirali deve essere valutato anche sulla base della possibile comparsa di fenomeni tossici iatrogeni, dal momento che la terapia deve essere seguita per molti anni. Inoltre, è indispensabile da parte del paziente un’aderenza al trattamento da seguire con rigore, in una prospettiva temporale molto lunga. Lo schema terapeutico deve anche tenere conto della tollerabilità da parte del paziente ( le reazioni al trattamento variano da soggetto a soggetto ) e della convenienza in termini di costi.

Prima di iniziare il trattamento con antiretrovirali bisogna valutare la sensibilità del virus a tali farmaci e allo sviluppo di resistenze. Quest'ultima problematica viene risolta utilizzando combinazioni di farmaci che dovrebbero presentare un'attività farmacologica additiva o sinergica, senza però sommare gli effetti tossici a loro correlati.

Prima di iniziare il trattamento bisogna effettuare la conta dei linfociti CD4 ( particolari linfociti T che esercitano un’importante funzione nel contrastare le infezioni virali ), della viremia plasmatica ( particelle virali nel sangue ) e dei sintomi clinici. In una prima fase della terapia può essere utile associare inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa ( NRTI ) con un inibitore non-nucleosidico della trascrittasi inversa ( NNRTI ).

Zidovudina ( Azidotimidina )

La Zidovudina ( ZDV, Azidotimidina, AZT, Retrovis, Retrovir ) è stato il primo farmaco approvato per il trattamento dell’infezione da HIV; è un antiretrovirale inibitore nucleosidico della trascrittasi inversa ( NRTI ), analogo della timidina. Viene attivato nella cellula da ripetute fosforilazioni, processi di grande importanza per gli organismi viventi; mediante processi di fosforilazione avviene la sintesi di ATP, sostanza che costituisce l’immediata fonte di energia chimica usata dalla cellula per importanti processi metabolici e attività funzionali, come la contrazione muscolare, i fenomeni di assorbimento e di secrezione, la conduzione dell’impulso nervoso ecc. nelle cellule infette dal virus.
La Zidovudina inibisce la replicazione di HIV bloccando la sintesi del DNA virale, che risulta 100 volte più sensibile rispetto alla DNA polimerasi cellulare.
La Zidovudina è impiegata contro i virus HIV1 e HIV2 per rallentare la progressione dell’HIV, ed è inoltre attiva contro il virus dell’epatite B.
La Zidovudina ha interazioni con Fenitoina, Metadone, Fluconazolo per riduzione del metabolismo epatico di questi farmaci e conseguente aumento della loro concentrazione plasmatica.
Il farmaco può indurre anemia, neutropenia, disturbi intestinali, confusione, tremori.

Abacavir ( Ziagen )

Abacavir è indicato nel trattamento dell’infezione da HIV in combinazione con altri farmaci antiretrovirali. La posologia negli adulti è di 600 mg al giorno in due somministrazioni; nei bambini ( dai 3 mesi a 12 anni ) 8 mg/Kg ogni 12 ore.
Abacavir è controindicato nei pazienti che hanno manifestato ipersensibilità al principio attivo e per chi ha gravi complicanze epatiche.
Gli studi clinici hanno riscontrato che circa il 5% dei pazienti in trattamento con Abacavir sviluppa una reazione di ipersensibilità, per alcuni con pericolo di morte. Le reazioni di ipersensibilità si possono manifestare con la comparsa di sintomi che indicano un coinvolgimento sistemico, multi-organico.
Quasi tutte le reazioni di ipersensibilità si manifestano con febbre e rash cutaneo. Si possono poi verificare sintomi respiratori quali dispnea, mal di gola, tosse e sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea o dolori addominali. Altri sintomi di ipersensibilità che si possono verificare frequentemente sono torpore, malessere e sintomi muscolo-scheletrici.
In pazienti con ipersensibilità all’Abacavir risulta assolutamente necessario sospendere il farmaco, poiché le reazioni di ipersensibilità che si possono manifestare tendono a peggiorare man mano che si prosegue con la terapia.
I sintomi da ipersensibilità in genere compaiono nelle prime 6 settimane di trattamento, ma possono comunque manifestarsi in ogni momento. Bisogna altresì prestare attenzione verso quei pazienti che, contemporaneamente ad Abacavir, assumono altri medicinali noti per indurre tossicità cutanea, come gli inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa.
In casi molto rari, il trattamento con Abacavir è associato a sindrome di Stevens-Johnson ( condizione patologica infiammatoria che interessa la pelle ) e necrolisi epidermica tossica ( grave malattia cutanea in cui l’epidermide si stacca in lamine ). Inoltre, principalmente nei bambini, possono verificarsi rash cutaneo e disturbi gastrointestinali.
Ziagen può interagire con farmaci analgesici, provocando una riduzione della concentrazione plasmatica, come ad esempio con il Metadone. Può poi verificarsi una diminuzione della concentrazione plasmatica se il farmaco viene assunto in concomitanza con antibatterici ( soprattutto con l’antibiotico Rifampicina ), con antiepilettici ( se combinato a Fenitoina ), con antivirali ( Tipranavir, farmaco utilizzato come terapia contro l’infezione da HIV ) e con barbiturici, come ad esempio il Fenobarbitale ( oggi molto in uso per la cura dell’epilessia ). ( Xagena2010 )

Fonti: Guida all’Uso dei Farmaci, 2010


Farma2010 Inf2010

Altri articoli