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Correlazioni in Medicina



Eptifibatide non è inferiore ad Abciximab nel intervento coronarico percutaneo


E’ stata valutata la non-inferiorità di Eptifibatide ( Integrilin ) rispetto ad Abciximab ( ReoPro ) in pazienti con infarto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) trattati con intervento coronarico percutaneo ( PCI ) primario.

Gli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa ( Gp IIb/IIIa ) sono raccomandati dalle lineeguida internazionali nei pazienti con sindromi coronariche acute che si devono sottoporre a intervento coronarico percutaneo.

Abciximab è raccomandato con un livello di evidenza più alto rispetto a Eptifibatide in pazienti con infarto STEMI.

Non sono stati finora pubblicati studi ampi, prospettici e randomizzati sul confronto tra Abciximab ed Eptifibatide.

Tutti i pazienti con infarto STEMI ( n=11.479 ) in Svezia che sono stati sottoposti a intervento coronarico percutaneo e hanno ricevuto Eptifibatide o Abciximab nel periodo 2004-2007 sono stati selezionati dal registro SCAAR ( Swedish Coronary Angiography and Angioplasty Registry ).

L’endpoint primario era la mortalità o l’infarto del miocardio durante 1 anno di follow-up, con aggiustamento per le differenze basali mediante un’analisi di regressione logistica multivariata che includeva il propensity score.

Il margine di non-inferiorità pre-specificato è stato fissato a 1.29.

L’endpoint combinato si è manifestato in 353 dei 2.355 pazienti ( 15% ) trattati con Eptifibatide e in 1.432 dei 9.124 pazienti ( 15.7% ) trattati con Abciximab.

L’odds ratio ( OR ) non-aggiustato di Eptifibatide versus Abciximab è stato pari a 0.95.

L’aggiustamento multivariato ( n=11.317 ) ha confermato la non-inferiorità con un OR di 0.94.

Anche gli endpoint secondari aggiustati di mortalità e infarto del miocardio, separatamente, hanno mostrato la non-inferiorità con OR di 0.99 e 0.88, rispettivamente.

In conclusione, questo ampio studio ha indicato che Eptifibatide è non-inferiore ad Abciximab nei pazienti con infarto STEMI, che si devono sottoporre a intervento coronarico percutaneo, per quanto riguarda la mortalità o l’infarto miocardico entro 1 anno, e quindi è a sostegno dell’uso dei due farmaci nella pratica clinica. ( Xagena2010 )

Akerblom A et al, J Am Coll Cardiol 2010; 56: 470-475


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